Italia nell'Arte Medievale

Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche


Il Castel Nuovo a Napoli
Detto anche Maschio Angioino in quanto la sua costruzione iniziò nel 1279 sotto il regno di Carlo I d'Angiò, il Castel Nuovo si presenta oggi nell'aspetto che gli venne dato nella metà del XV secolo da Alfonso I d'Aragona. Si presenta come un imponente edificio a pianta trapezoidale delimitato da cinque possenti torrioni cilindrici.
Il lato Ovest costituisce la facciata principale ed è rinserrata da tre torrioni: da sinistra la torre di S. Giorgio o "forana", la torre di Mezzo e torre di Guardia.
Mentre le cortine sono costruite in tufo, le torri sono costituite di piperno.
Le torri poggiano su un basamento merlato che segue il profilo del corpo principale preceduto da un fossato. Interessanti le soluzioni decorative degli elementi a scarpa del basamento.
Tra le due torri di destra si apre l'ingresso che è dominato dal marmoreo arco di trionfo. Questa importante opera celebra l'ingresso a Napoli di Alfonso I d'Aragona (1443) ed è dovuta a vari scultori tra cui Laurana, Sagrera, Gagini, Isaia da Pisa.
L'arco d'ingresso è fiancheggiato da coppie di colonne scanalate. Sull'attico soprastante è scolpito a bassorilievo il corteo trionfale di Alfonso.
Al di sopra si apre un'ampia loggia tra colonne sormontata da quattro nicchie con statue.
Ai lati dell'ingresso sono raffigurati soldati e membri del seguito le cui armature ed abiti sono descritti molto dettagliatamente.
La cortina meridionale è coronata da una loggia continua ed è rinserrata tra la torre di Guardia e torre dell'Oro, l'unica costruita in tufo.
Molto movimentato è il prospetto Est che un tempo era lambito dal mare. Adiacente alla torre dell'Oro si trova la loggia di Pedro de Toledo.
Seguono, rinserrata tra contrafforti poligonali, la cappella Palatina e la massiccia mole dell'edificio che contiene la Sala dei Baroni. La torre che chiude il prospetto prende il nome di Beverello.
Due finestre crociate aragonesi si aprono sulla Sala dei Baroni.

Il basamento della torre del Beverello presenta un motivo decorativo a costoloni.

Il lato settentrionale presenta una cortina aperta solo da numerose piccole finestre.
Varcato l'ingresso si accede ad un vestibolo dalla ricca volta stellare.
Il cortile quadrangolare riprende quello del cortile angiono. Sulla destra del'ingresso si trova un porticato ad archi ribassati aragonesi. Di fronte l'alta facciata della cappella Palatina affiancata dalla facciata della sala dei baroni.
Alla Sala dei Baroni si accede attraverso una scala opera dell'architetto maiorchino Sagrera.
La cappella Palatino o di Santa Barbara è l'unico edificio che risale al periodo angioino. La facciata rinserrata da contrafforti ha un piccolo rosone progettato dal catalano Forcimanya nel 1470.
Il portale è opera di Andrea dell'Aquila e risale alla metà del XV secolo.
La cappella, riportata dai restauri alle forme gotiche originarie presenta una singola navata coperta a capriate che immette in un presbiterio a pianta quadrata con volta a costoloni.
Le pareti sono scandite da strette monofore i cui sguanci conservano gli unici resti (testine e fogliami) attribuiti a Maso di Banco del ciclo di affreschi che ricopriva la cappella eseguito da Giotto e dai suoi allievi.
A fianco della cappella si apre la "Sala Maior" del castello angioino, in seguito ampliata da Alfonso d'Aragone. Il nome della sala deriva dall'episodio (avvenuto nel 1486) dell'arresto dei baroni che avevano partecipato alla congiura contro Ferrante I d'Aragona.
La sala è ricoperta da una stupenda volta stellare che presenta al centro un oculo.
Alla base della volta si trova una galleria aperta da otto finestre quadrate per ognuna delle soprastanti lunette.
Tra i finestroni di fondo si apre un monumentale camino sormontato da due logge nelle quali trovavano posto i musici.
All'interno del castello si conserva la porta bronzea posta in origine all'ingresso. Fu commissionata a Monaco da Ferrante d'Aragona intorno al 1475 in ricordo della vittoria ottenuta nel 1462 su Giovanni d'Angiò. Nel pannello in basso a sinistra si trova incastrata una palla di cannone. Si tratta forse di una palla sparata dai Genovesi che intercettarono le navi che portavano in Francia il bottino di Carlo VIII. Conquistato il bottino i Genovesi la restituirono a Napoli.
I pannelli raffigurano scene di battaglie interessanti per la descrizione accurata delle armature.
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