Italia nell'Arte Medievale

Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche


Sant'Evasio a Casale Monferrato
Sant'Evasio a Casale, consacrata nel 1107 e successivamente ristrutturata nel XIV secolo, ha subito una ricostruzione pressocchè completa nell'800. Di originale rimangono solo alcune parti tra le quali il bellissimo atrio.
L'ambiente centrale dell'atrio è coperta da quattro arconi a tutto sesto, due trasversali e due longitudinali, che individuano nove campate coperte a crociera.

La soluzione, originale per il romanico europeo, deriva da esempi armeni o islamici.

Sul lato verso la chiesa si aprono poi cinque archi, corrispondenti alle cinque navate, sormontati da un livello aperto da polifore.
Ai lati dell'ambiente centrale si aprono due navatelle coperte a crociera costolonata e sorrette da pilastri polistili.
La parete interna della navatella sinistra è originale come le grandi finestre che vi si aprono; sul lato verso la chiesa si apre l'unica bifora originale del muro di separazione tra atrio e chiesa.
Di tipo corinzio è il capitello su cui poggia l'arco trasverso della navata; piccole aquile dalle ali aperte sono state inserite negli angoli.
La bifora sulla parete Nord ha un capitello a stampella decorato di fiere in posizione araldica mente la lunetta è decorata di pavoni affrontati ai lati di grande fiore.
La bifora sul muro verso la navata ha una colonnina tortile con capitello decorato con una fiera disposta in posizione frontale.
Ai lati del capitello destro, un drago ed un grifone sono raffigurati affrontati. Si noti il generoso uso del trapano sui loro corpi.
Colpi di trapano sottolineano i ciuffi di lana dell'Agnus Dei posto nella chiave d'arco della crociera.
Proseguendo verso Ovest lungo il muro si trova un'ampia finestra costituita di due bifore divise da una colonna con capitello.
All'interno di una ghiera decorata a racemi, le lunette delle bifore contengono un Agnus Dei ed una scena di lotta tra un cervo ed un cane con un cacciatore che suona il corno.
Una delle bifore ha un capitello a stampella avente sulla parte fontale una faccia ghignante; curiosa la figurina raffigurata a testa in giù su uno dei lati.
Il capitello tra le bifore è corinzio, con due testine di leone sporgenti dalla vegetazione sul lato della chiesa.
Al di sopra dell'arco centrale che immette nella navata centrale si possono ancora osservare alcuni rilievi della chiesa originale.
L'arco della finestra era decorato con tralci vegetali.
Ai lati due fregi. Animali di fantasia al di sotto di un tralcio rigoglioso; un centauro a caccia di un cervo.
Su una delle semicolonne della navatella meridionale, una scena di lotta tra un eroe e due mostri. Ancora l'utilizzo del trapano per la definizione dei dettagli.
La chiesa conserva, nei corridoi dietro il presbiterio, i resti del pavimento a mosaico che occupava la zona presbiteriale della chiesa originaria. I mosaici, risalenti alla metà del XII secolo, raffigurano scene tratte da episodi biblici e soggetti fantastici molto comuni nel Medioevo.

Una scena di battaglia tra due guerrieri.

Abramo che colpisce con la lancia Chedorlaomer, Re degli Elamiti. Si noti la raffigurazione dettagliata dell'armamento di cavalieri della prima metà del XII secolo.
Altra scena biblica che dà l'occasione per la raffigurazione di fanti pesantemente armati di lancia e scudo ad aquilone.
Scena con l'episodoio di Giona gettato in mare dai marinai (si noti il marinaio di poppa che governa la vela tenendo in mano il timone laterale).
Due episodi al'interno di tondi con un significato che sfugge: un uomo che trasporta un cesto ed un grosso pesce sulle spalle, un altro che lotta con un orso.
Un essere fantastico abitante le remote regioni orientali, lo Sciapode, qui erroneamente definito Antipode.
Un essere mostruoso a sette teste, tratto dall'Apocalisse.
Una sfinge alata dalla coda di serpente.
Per finire, un uomo minacciato da un'enorme gru.
Rimane da segnalare il bellissimo crocefisso ligneo ricoperto di lamine d'argento e oro appeso all'arco trionfale.

Si tratta di un'opera risalente alla seconda metà del XII secolo, originariamente posta nella cattedrale di Alessandria da dove fu trafugata da Facino cane che nel 1404 distrusse la città alla guida dei casalesi.

L'iconografia mostra Cristo in croce ancora vivo, eretto, senza i segni della sofferenza, secondo l'uso occidentale nel XII secolo.

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