Italia nell'Arte Medievale

Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche


La cattedrale di San Sabino a Canosa
La cattedrale di Canosa è il risultato di successive ristrutturazioni non ben documentate di chiese sorte sul luogo a partire dall'epoca longobarda: si considera il 1101, data della solenne dedicazione della chiesa a S. Sabino, la data della sua consacrazione. Prediletta dai Longobardi ed in particolare da Boemondo che vi venne sepolto, la chiesa conobbe a partire dal XII secolo una rapida decadenza. Successivi restauri a partire dal Seicento ne hanno alterato completamente l'aspetto esterno fino all'Ottocento quando venne costruita l'attuale facciata.

Dall'esterno si possono osservare solo alcune caratteristiche dell'edificio romanico, quale la semplice abside aperta da tre finestre di spirito paleocristiano (le altre cappelle sono del Seicento, e le strutture coniche che costituiscono le coperture in corrispondenza delle cupole interne.

Superate alcune campate costruite nell'Ottocento si entra nella navata costituita da due campate coperte da cupole a vela. Gli archi su cui ricadono le cupole sono sostenuti da colonne e capitelli originali. Ai lati si aprono gli accessi alle navatelle la cui struttura originaria è di difficile interpretazione.
I capitelli sono di tipo corinzio in parte di reimpiego ed in parte eseguiti in epoca medievale.

Altre tre cupole ricoprono la campata che precede l'abside ed i bracci del transetto, pure di pianta quadrata.
Nella navata si conserva il prezioso ambone risalente agli anni 1030-1040 e firmato da Acceptus. La struttura è semplice: una cassa a base quadrata presenta un lettorino semicilindrico ed è sorretta da quattro pilastri poligonali.
Su una delle lastre della cassa è riportata l'iscrizione dedicatoria:

"P[ER] IUSSIONEM D[OMI]NI MEI GUITBERTI VEN[ERABILI]S P[RES]B[ITE]R[I] / EGO ACCEPTUS PECCATOR ARCHIDIAC[O]N[US] FECI HOC OPUS"

Il lettorino è decorato a lacunari e presenta sulla parte frontale un'aquila che tiene tra gli artigli una testa umana. Al di sopra il leggio con una protome leonina.

Lo stile asciutto che richiama lavori metallici di tradizione nordica è caratteristico di questo artista secondo alcuni espressione della cultura normanna in quei tempi diffusa nel Sud Italia.

Pure caratterizzate da un intaglio duro ed essenziale sono le decorazioni delle cornici, in origine arricchite da smalti e paste vitree colorate, dei pennacchi e dei capitelli.
Nell'abside si conserva il trono vescovile, opera di indubbio fascino ma probabilmente la cui esecuzione è dovura al riassemblaggio, eseguito verso il 1080 ed il 1089 per Ursone da parte di un Romualdo se si dà credito all'iscrizione del bracciolo sinistro, di parti eseguite in varie epoche.
Lo schienale ed i braccioli richiamano infatti lo stile di Acceptus mentre la lastra frontale con le aquile richiama un clima più raffinato e sontuoso.
Tratti da esempi di arti sontuarie orientali sono le lastre con sfingi affrontate ed i supporti raffiguranti due elefanti avanzanti. A modelli bizantini si ispirano invece le aquile e le maschere leonine.
Dal transetto Sud si esce in quello che ora è un angusto cortiletto a causa dell'innalzamento del piano stradale in cui si trova il mausoleo di Boemondo. Commissionato forse dallo stesso eroe crociato, vi venne sepolto tra il 1111 ed il 1118.

Si tratta di una piccola costruzione il cui modello si deve trovare in tombe arabe o siriache costituito da un edificio a pianta quadrata sormontato da un cupolino ottagonale. Completamente rivestito di marmo si tratta di un piccolo gioiello architettonico.

La parte inferiore è scandita da archi ciechi che nella parte posteriore, su cui si inserisce l'abside, si dividono in coppie di archetti. Il cupolino è invece racchiuso in un'edicola su colonnette.
I capitelli delle colonne e le imposte degli archi sono scolpite con raffinati rilievi che richiamano sculture islamiche.
La porta del mausoleo, ora conservata nella chiesa, è costituita da due ante bronzee di cui la destra è fusa in un sol pezzo mentre la sinistra è il risultato dell'unione di quattro lastre. Questa seconda porta potrebbe essere un riadattamento di una porta in origne pensata per altro utilizzo.
Sull'anta sinistra un'iscrizione attribuisce l'opera a "ROGERIUS MELFIE CAMPANARUM", artista che unisce una tradizione formale bizantina con suggestioni decorative arabizzanti.
Sulla porta si uniscono profili di santi incisi con cornici decorate con palmette arabe e dischi contornati da decorazioni a caratteri cufici.
Pure islamici sono i dischi decorati con linee spezzate che disegnano complesse figure all'interno delle quali si inseriscono immagini zoomorfe.
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