Italia nell'Arte Medievale

Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche


San Domenico a Bologna
Iniziata subito dopo la morte del santo, avvenuta nel 1221, e terminata nel 1250, la chiesa di San Domenico è stata completamente ristrutturata nel '700. Anche la facciata duecentesca è stata ripristinata dai restauri. E' degna di nota per le opere scultoree che conserva e in particolare per l'arca in cui sono conservati i resti di San Domenico.
L'arca di San Domenico fu scolpita dai membri della taglia di Nicola Pisano; la data di completamento è il 1267. Nei secoli successivi altri scultori, tra cui Niccolò dell'Arca e Michelangelo, produssero le sculture della cimasa.

Nell'opera originale si ebbe il coinvolgimento di fra Guglielmo e soprattutto di Arnolfo di Campio in una delle prime attività importanti della sua carriera.

Sul lato frontale, ai lati di una Madonna col Bambino, si distendono due scene della vita di San Domenico: a sinistra la resurrezione di Napoleone Orsini dopo una caduta da cavallo ed a destra il rogo dei libri degli albigesi.
Queste scene frontali sono vicine allo stile di Nicola Pisano, con uno o più livelli di "spettatori" che assistono alle scene principali che trovano spazio in primo piano.
E' pertanto meno visibile l'intervento di Arnolfo nella fase progettuale anche se la sua mano può essere ritrovata in alcuni volti, nella figura di S. Domenico che si piega in avanti, nel cavallo che, pur tratto da un sarcofago classico, è reinterpretato con un astrattismo già gotico.
La scena sul lato destro raffigura degli angeli che sotto l'aspetto di giovinetti recano il pane alla mensa del Santo.
Le scene del lato posteriore raffigurano il voto di Reginaldo, il suo svenimento e il suo risveglio con la Madonna che gli presenta l'abito domenicano; e San Domenico che chiede a Innocenzo III l'approvazione della regola, il sogno di Innocenzo e la consegna del Vangelo da parte di questo al Santo
Le scene divengono più complesse dal punto di vista compositivo con gli episodi che occupano tutto lo spazio a disposizione in altezza. Questo cambiamento viene interpretato con un maggior contributo di Arnolfo alla fase progettuale.
L'ultimo pannello raffigura l'apparizione degli apostoli Pietro e Paolo che affidano a San Domenico il Vangelo e il bastone, simbolo dell'apostolato peregrinante e il Santo che trasmette il Vangelo ai confratelli.
La maggiore astrattezza nell'esecuzione dei volti caratterizza l'opera di Arnolfo rispetto ad altri scultori come Guglielmo. si confrontino Pietro e Paolo, opera di quest'ultimo, con i volti dei pannelli posteriori.
Sul retro dell'arca di può osservare il reliquiario del capo di San Domenico, di Iacopo Roseto (1383).
La chiesa di San Domenico conserva anche il monumento a Taddeo Pepoli, che dovette essere compiuto intorno al 1347 per essere restaurato nel '500.
Interessanti sono i rilievi della cassa che per stile possono in parte essere attribuiti alla scuola pisana, in particolare a Nino Pisano...

...come quello che raffigura il defunto mentre sta donando ad un angelo due cappelle.

Di stile diverso, più vicino ad un certo realismo bolognere è la scena della dedizione spontanea della città a Taddeo, attribuito a Jacopo Lanfrani.
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