Italia nell'Arte Medievale

Percorsi guidati nell'arte del Medioevo italiano suddivisi per aree geografiche


Sant'Ambrogio a Milano
Sul lato sinistro della navata si trova l'ambone, ricomposto con le parti originarie dopo il crollo della campata avvenuto nel 1196. La cassa si eleva su 9 colonnine che circondano un sarcofago del IV secolo, il cosiddetto sarcofago di Stilicone.
Sul frontale della cassa sono inseriti due rilievi in rame sbalzato e dorato (caratteristica questa unica di questo ambone) raffiguranti i simboli di San Matteo e di San Giovanni.
La rilevanza di queste sculture è data anche dall'esecuzione nella quale gli elementi grafici di superficie (pieghe della veste, penne) contribuiscono all'esaltazione dei volumi.
Il pulpito è costituito da una cassa in marmo poggiante su una struttura ad archi a sua volta sostenuta da colonnine. Queste struttura è ricoperta da rilievi di notevole importanza per la storia della scultura lombarda.

Lo stile tradizionale costituito da incroci di nastri e racemi e da un rilievo tendenzialmente piatto è qui influenzato da tendenze verso una maggiore plasticità e naturalezza delle forme.

Questo è accaduto probabilmente quando le maestranze lombarde del cantiere milanese sono giunte in contatto con quelle operanti nella padania, in particolare a Parma, nella prima metà del XII secolo.

Esempio caratterizzante di questa tendenza è il bellissimo telamone che domina l'angolo del pulpito. Scolpito ad alto rilievo, con la testa che si proietta verso l'esterno e le pieghe della veste che si distendono naturalisticamente sul corpo.
Ai lati, due leoni si allontanano con un balzo voltando a testa verso di lui. Il balzo sembra far distaccare l'animale dalla superficie di fondo.
Un fregio continuo dove si rincorrono animali avviluppati in tralci vegetali percorre in maniera continua tre lati del pulpito formando una specie di mensola.
Ai di sopra due leoni accucciati condividono una sola testa sullo spigolo.
Arieti, cervi, cani, pistrici mostruose dalla coda di serpente.
I ciuffi di pelliccia si distendono sul collo.
Gli occhi hanno una forma allungata molto caratteristica che ritroviamo nelle sculture delle absidi del duomo di Parma.
Al centro del lato verso la navata due pistrici tengono le zampe su una testa maschile in atteggiamento minaccioso.
Sempre sullo stesso lato, nel primo pennacchio un pellicano è raffigurato sul suo nido, mentre un grifone ed un leone si allontano precipitosamente.

Il pellicano è divenuto simbolo del sacrificio di Cristo sulla croce e della Resurrezione.

Nel pennacchio seguente è raffigurata una scena di viaggio, interpretata come la Fuga in Egitto od il Viaggio verso Betlemme per il fatto che la figura di Gesù non è facilmente identificabile.
Tutti gli archivolti sono decorati da bellissimi fregi a soggetto vegetale.
Bella è anche la figura di cervo (simbolo dell'anima umana, che fugge spiccando un salto dalla minaccia di un serpente e di un uccello.

Si noti l'originale prospettiva dall'alto della testa del serpente che morde il fianco del cervo.

Il fianco occidentale presenta al centro la figura di un angelo che teneva nella destra un oggetto ora perduto.
Sull'angolo sinistro un'aquila afferra un animale, forse una lepre, simbolo di lussuria.

Due mostri alati ne mordono le ali.

Il lato settentrionale del pulpito è più complesso. Continua la decorazione della sezione ad archi da parte dello stesso scultore (il Maestro del Telamone) visto sin'ora ma appare anche l'opera di un secondo artista che ha eseguito in particolare i rilievi della cassa.
Tra le sculture attribuite al primo maestro, molto bella per costruzione è la scena di lotta tra un uomo ed un leone.
Al Maestro della Cena sono attribuiti gli altri rilievi, caratterizzati da un minore senso plastico e da una costruzione meno accurata.
La lastra della cassa presenta undici personaggi seduti ad una tavole e raffigurati in posizione frontale.
La scena non rappresenterebbe l'Ultima Cena per la mancanza di due commensali e delle aureole che ne caratterizzano i partecipanti.
Al di sotto, in un groviglio disordinato di vegetazione, una chimera, dei volatili ed un leone si rincorrono tra loro.
Sempre allo stesso maestro sono attribuiti l'asino che suona la lira e la sirena bicaudata, entrambi simbolo delle tentazioni che il fedele deve saper fuggire.
Mentre la sirena è piuttosto diffusa, l'iconografia dell'animale citaredo (oltre all'asino, il lupo e la capra) è abbastanza raro in Italia. Si trova per esempio nel duomo di Parma ed a San Zeno a verona.
I capitelli dei sostegni sono di varie categorie. Alcuni sono figurati, con aquile e leoni rampanti.
Alcuni hanno una decorazione vegetale che deriva dal tipo corinzio tardoantico.
In un caso il capitello corinzio si esemplifica, le foglie si lisciano e le volute assumono maggiore importanza.
In due casi al capitello a decoro vegetale si sovrappone un leone stiloforo con l'interposizione di un sottile strato in pietra il cui bordo è decorato a perline.
Interessanti i grandi baffi dei leoni che li fanno assomigliare ai leoni delle sculture cinesi.
A raccordo dell'ambone con il sarcofago sono state inserite quattro lunette scolpite, interessanti per l'esecuzione e l'iconografia.

La lunetta di sinistra del lato Ovest è stata interpretata come una raffigurazione parziale dei mesi.

A sinistra sarebbe raffigurato Giugno o Luglio mentre miete il raccolto.

A destra Aprile tiene due alberi con le mani.

A destra lo spinario, classico simbolo di Marzo.
La seconda lunetta del lato Ovest raffigura due pavoni che si abbeverano ad un calice, simbolo di vita eterna attraverso l'Eucarestia.
Sul lato meridionale una lunetta raffigura una coppia che si tiene per mano in un rilievo che è stato interpretato come scena nuziale.
Molto bello il dettaglio dei volti coperti da copricapi e delle mani che cingono le spalle.
L'ultima lunetta raffigura la coppia dei progenitori mentre il serpente sta tentando Eva; a destra una figura intenta a zappare simboleggia la conseguenza della caduta.
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